SIBCE – “Di chi è figlio un figlio?”

Cari amici, quando stamani qualcuno ha inserito insulti e sconcezze nel nostro incontro su figli e genitori, mi venuta in mente la frase di un grande mistico che diceva “le mie disgrazie furono le Tue Grazie”. Nessuna lezione avrebbe infatti potuto meglio rappresentare a noi, alla pochezza delle nostre elaborazioni intellettuali, lo stato dell’arte, il terreno della vita, cioè del miracolo che germoglia tra aiuole e pantani.

Neanche un regista consumato avrebbe saputo portare a galla così efficacemente una lezione tanto preziosa.

Io non mi laverò questo fango di dosso. E’ l’acqua scura in cui nuota l’infelicità di un mondo che ha perduto  la bellezza dell’eros mutandolo in porneia.  Se è un mondo di lupi io ci starò dentro non da lupo, a medicare quella penosa povertà.

Medicare è la parola grande di una missione del medico, non usurpabile per essere inserita come avverbio (p M a) nella vita d’artificio, specie quella che la vorrebbe farmaco usato per la “salute sessuale e riproduttiva” procurata dal figlio-oggetto.

Questa lezione, stamane, di intolleranza verso  un pensiero d’amore responsabile per il figlio chiamato ad esistenza, e invece fatto prodotto a consumo fino all’innaturale desiderio, non ci scoraggia, ma raddoppia la testimonianza del cuore che vuole salvezza e non si arrende all’impoverimento distruttivo

 

Un caro saluto a tutti.

Giuseppe Anzani