Salute Mentale del Migrante

In questo convegno vogliamo trattare il delicato aspetto della salute mentale dei migranti e rifugiati: il viaggio che intraprendono, l’insediamento in un paese straniero e l’integrazione con una cultura sconosciuta, mettono a rischio prima di tutto la stabilità psichica di donne e uomini che, già segnati da esperienze difficili quali guerre, sfollamenti forzati e rotte migratorie durissime, possono non essere in grado di gestire la portata di emozioni che questo comporta.

La mappatura delle politiche a favore della salute mentale dei migranti pubblicata dall’European Migration Network, mette in luce le sfide per gli Stati membri in merito all’accesso ai servizi primari da parte di chi è straniero. Se sulla carta il diritto alla cura è lo stesso messo a disposizione dei cittadini europei, nella realtà dei fatti migranti e rifugiati si trovano di fronte a ulteriori, e non di rado insormontabili, difficoltà, quali le barriere linguistiche, la mancanza di informazioni, la difficoltà di accesso ai servizi integrati, i costi elevati e le lunghe liste di attesa, la mancanza di consapevolezza e fiducia, gli svantaggi socio-economici. Dunque, l’integrazione dei migranti passa dallo sviluppo di politiche e strategie che pongono attenzione anche alla formazione del personale addetto, affinché possa avere competenze specifiche per sostenere e aiutare chi parla una lingua diversa e ha radici culturali lontane.

Il primo Rapporto Mondiale sulla salute dei rifugiati e dei migranti, lanciato lo scorso luglio dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, parte dall’analisi di numeri quasi raddoppiati rispetto a dieci anni fa, con un 281 milioni di persone in movimento nel mondo.

Secondo l’OMS, per rifugiati e migranti lo status migratorio può rappresentare esso stesso un determinante sanitario che, combinato con l’altro, sociale ed economico (istruzione, alfabetizzazione sanitaria, reddito e stato sociale, occupazione, reti di sostegno sociale ecc.), li rende particolarmente vulnerabili nella salute mentale. Vedi il rischio di violenze fisiche e sessuali  soprattutto per le donne, il cui status, se associato al fatto di avere titoli di studio bassi e occupazioni instabili, assume un valore rilevante per gli effetti sulla salute; ma anche i minori non accompagnati sono vulnerabili al rischio di subire violenze e soffrire di disturbi mentali causati dal disagio vissuto, anche in relazione all’interruzione del ciclo scolastico dovuta alla migrazione, all’allontanamento dalla famiglia di origine e dagli affetti più cari. Infine, l’insicurezza economica e l’impiego in lavori spesso pericolosi e impegnativi, oltre alla residenza in alloggi non sicuri o sovraffollati, influiscono inevitabilmente sulla salute mentale dei migranti: depressione, ansia, disturbo da stress posttraumatico, schizofrenia e disordini psicotici, con casi di autolesionismo fino al tentativo di  suicidio; meno gravi disordini alimentari e insonnia .Quindi dobbiamo promuovere la salute dei migranti e rifugiati, riorientare le politiche sanitarie, rafforzare le competenze degli operatori del settore, migliorare i sistemi informativi per la raccolta, l’analisi e la condivisione dei dati: per non lasciare indietro nessuno, promuovendo la salute mentale e il benessere di tutti.

 

Programma
Articolo – La Nazione
Articolo – Toscana Oggi