Mons. Paglia (PAV): “Per la prima volta nella storia l’uomo può distruggere se stesso”

“Human Meanings and challenges” è il titolo di un importante convegno mondiale della PAV, Pontificia Accademia della Vita che, in occasione del trentesimo anniversario dalla sua costituzione, che si è tenuto a Roma il 12 e 13 febbraio 2024 e a cui hanno partecipato numerosi accademici provenienti da tutto il mondo. Tra questi v’era anche una qualificata delegazione dei Medici Cattolici guidata dal Presidente dell’AMCI prof. Filippo Boscia, che con il Vice Presidente Franco Balzaretti, il presidente FEAMC Vincenzo De Filippis, il Presidente Forum Aldo Bova, l’addetto stampa AMCI Antonio Falcone, il vice Segretario Dario Sacchini ed il Vice Presidente SIBCE Mario Oppes, sono intervenuti a questo importantissimo evento, in cui si è parlato dell’UMANO e del suo futuro.

“Per la prima volta l’uomo può distruggere se stesso: con il nucleare, con il clima e ora anche con le nuove tecnologie emergenti e convergenti”. A lanciare questo grido d’allarme è stato proprio il presidente della Pontificia Accademia per la vita (PAV) Mons. Vincenzo Paglia, nel suo apprezzato ed appassionato intervento introduttivo del Convegno, che si è svolto a Roma, presso il Centro Conferenze dell’Augustinianum.

“C’è molta paura nel mondo e la politica non si è riunita, mentre la Pontificia Accademia per la Vita è entrata fin dall’inizio in medias res”, ha sottolineato Mons. Paglia, ricordando che il primo documento etico sull’intelligenza artificiale è stato firmato proprio in Vaticano il 28 febbraio del 2020. “Nulla di ciò che è umano deve essere estraneo alla riflessione della Pontificia Accademia per la Vita”, ha poi ribadito Paglia.

Nel corso del Convegno c’è stata anche la possibilità di dialogare e confrontarsi con gli scienziati delle diverse discipline, provenienti da tutto il mondo e che si sono riuniti nell’intento di capire qual è l’umano comune. “Noi cattolici – ha concluso Paglia – abbiamo una marcia in più che ci obbliga a pensare al bene comune come ‘primum’ della nostra fede. La Chiesa è chiamata ad essere segno e strumento dell’unità del genere umano”.

A precedere i lavori del Convegno della PAV c’era stata l’udienza con Papa Francesco che, nel suo saluto alla Pontificia Accademia per la Vita, ha richiamato tutti a: ”sviluppare una cultura capace di integrare le risorse della scienza e della tecnica per riconoscere la specificità irripetibile dell’umano!”

Le relazioni del Convegno hanno avuto il grande merito di stimolare alcune riflessioni ed un ampio dibattito, molto utile per individuare alcune prospettive comuni; che a nostra volta, potremo offrire ed estendere a tutti coloro che sono interessati al delicatissimo tema trattato e che fa riferimento ad un interrogativo antico, ma sempre attuale.

Il convegno, articolato in più sessioni, ha tentato, nel momento storico odierno ed alla luce dello straordinario progresso tecnologico, di rispondere alla domanda che il re Davide si poneva sotto la sconfinata volta del cielo stellato: “Che cosa è l’uomo?” (Sal 8,5).

Un interrogativo che, alla luce dello straordinario progresso tecnologico, è divenuto essenziale, per nulla banale o scontato, ma fondamentale ed inquietante, soprattutto se riflettiamo sul nostro futuro e sulla umanità che ci è propria e che corre il serio rischio di scomparire transitando in fenomeni di autodistruzione o superamento (disumano più che post o trans umano).

Oggi ci sono ricerche scientifiche, che sembrano mettere in dubbio le caratteristiche essenziali dell’essere umano: e quindi, i fini che orientano il suo agire a riguardo di sé stesso. Esempi espliciti sono quelli che riguardano l’ibridazione tra tessuti umani e impianti digitali: cyborg, antrobot, biobot, DBS (o Deep Brain Stimulation), etc..; o tra cellule umane e animali (chimere). Ma anche il potenziamento delle funzioni organiche (enhancement) o la trasformazione della materia biologica in oggetti bio-tecnologici (bio-oggetti).

Indispensabile porgerci anche delle domande riguardo alla governance delle ricerche e ad una diffusione sicura dei dispositivi (bio)tecnologici. Da qui la necessità di politiche ed interventi giuridici mirati ad orientare efficacemente una ricerca, che è sempre più veloce ed una produzione che rincorre spazi sempre più ampi di mercato; per cui è indispensabile comprenderne bene le caratteristiche fondamentali e gli effetti complessivi. Come sappiamo la tecnologia corre velocissima, soprattutto oggi grazie alle intelligenze artificiali, mentre la riflessione etica e le norme giuridiche sono estremamente lente, non riescono a tenere il passo e si determinano quindi dei pericolosi vuoti legislativi.

Credo quindi che sia necessaria ed inderogabile una seria ed approfondita riflessione, a tutti i livelli ed in tutti i contesti, su queste problematiche, che riguardano il futuro dell’uomo, di ogni uomo e dell’intera specie umana!

Anche perché, come è stato affermato nel convegno, noi cambiamo il mondo, ma poi dobbiamo adattarci al mondo che noi stessi abbiamo cambiato.

E quindi, per avere un futuro, dobbiamo iniziare ad invertire la rotta, senza indugi e senza aspettare oltre. Sì perché l’essere umano rappresenta una sorta di “cattedrale”, che sarà poi portata a termine dai nostri figli, nipoti o pronipoti, ma sta a noi mettere la prima pietra!

Franco Balzaretti