Causa di Beatificazione e Canonizzazione – Servo di Dio GIANCARLO RASTELLI (1933-1970)

Eccellenza e Carissimi tutti,

come Presidente AMCI ho sentito profondo il dovere di raccogliere l’invito e di partecipare qui in Parma alla cerimonia di avvio dell’inchiesta per la beatificazione e canonizzazione del Servo di Dio Giancarlo Rastelli.

E’ un mio assoluto ineludibile dovere testimoniare la fama di santità di questo eccellente medico, di Giancarlo Rastelli, che con la sua vita e la sua professione medica ha manifestato adesione al comando di Dio, recando amore al prossimo, soprattutto se fragile, piccolo o ammalato.
La sua vita caratterizzata da nobili opere, da eccellente impegno e da carità sociale, è esempio da seguire per un cammino di santità.
E’ un privilegio per me rappresentare l’associazione Medici Cattolici Italiani che si onora di annoverare Giancarlo tra i Servi di Dio.
Rastelli ha interpretato appieno, in modo adamantino, il carisma delle massime virtù, che costituiscono i pilastri di una vita dedicata al bene.
Nella sua positiva missione ha sempre portato nel suo cuore le tre virtù teologali: fede, speranza e carità e nella sua mente le quattro virtù cardinali: prudenza, giustizia, fortezza e temperanza.
E’ andato ben oltre le opere di carità sociale ed ha interpretato la massima diligenza e le massime competenze in interventi professionali di eccellenza, e da cardiochirurgo ha operato il cuore dei bambini “con il Cuore”.
Ha vissuto accanto alle persone in difficoltà e nel quotidiano ha riconosciuto la presenza di Dio, quella rivelazione trascendente che, quando accolta, genera una vera e propria teologia della vita e della storia, genera fiducia e umanizza.
La fama di santità che accompagna il Servo di Dio Rastelli è testimonianza viva e ardente dell’opera di Dio in mezzo a noi (S. Paolo 1 Corinzi 9-16).
L’odierna celebrazione ci immerge nella grazia di vivere la professione con la stessa fede del Servo di Dio Rastelli perché si sia testimoni credibili e credenti.
Il Concilio ci richiama a questo impegno laicale, quotidiano e perenne, per un percorso di santità che intimamente appartiene ai credenti e ai battezzati in Cristo.
Noi impariamo dall’esempio di Gesù, seguiamo i suoi insegnamenti, tutti opportuni ed indispensabili, e applichiamo la regola di trattare con compassione e misericordia tutti, fragili in tutte le periferie esistenziali, impegnandoci anche ad amare chi professa diversa fede.
Vorrei che questa grazia si estendesse a tutti gli operatori sanitari, scendendo soprattutto su chi, pur sempre figlio di Dio, si fosse allontanato da percorsi di fede.
Non possiamo dimenticare che il mandato missionario è permanente per tutti i battezzati!
Oggi noi operatori sanitari vogliamo sottolineare il valore della missionarietà come prioritario e assoluto! Si deve sempre offrire accoglienza, gratuità e umanizzazione. Occorre vivere e far emergere sempre la differenza tra il guarire e il curare, tra l’assistere e il prendersi cura.
Nella nostra contemporaneità molto ardite sono le cure ma sempre poche sono le “care”… e le guarigioni non sono totali.
A volte manca il sollievo delle sofferenze, mancano l’accoglienza, il sostegno, la protezione della vita umana, l’esercizio della prossimità nelle disabilità. La “care” è condivisione, compassione, fratellanza, misericordia, empatia, solidarietà e sussidiarietà e questi canoni noi dobbiamo seguire facendoci prossimi ed escludendo isolamenti, offese, insulti e denigrazioni.
A noi non basta un medico solo guaritore, o solo filantropo, o congregato, o solo missionario o solo benefattore, ma oggi più che mai abbiamo bisogno di uomini di misericordia per il sollievo di uomini, donne e bambini in sofferenza.
Per percorsi di santità occorre seguire il buon senso ed essere uomini di speranza; dobbiamo affinare la nostra conoscenza e la nostra comprensione delle malattie rare, quelle orfane di farmaci, inguaribili ma pur sempre curabili; dobbiamo essere pregni di spiritualità e votati alla santità, cercando di incastonare nella nostra armatura scientifica l’amore per Dio e per il prossimo, coniugando sempre magistero di vita, di scienza e di fede.
Nel volto di chi soffre abituiamoci a vedere il volto Santo di Cristo e in questa prospettiva l’esempio del Servo di Dio Rastelli diventa essenziale.
Chi è dedito a curare, assistere, guarire, sedare e lenire il dolore, si disponga a “visitare”, con umiltà e carità, con il tocco, con lo sguardo, con il sorriso, offrendo accoglienza, gratuità e umanizzazione, prendendo per mano, affinché quel “visitare” non sia soltanto un frettoloso avvicinarsi al malato, ma un “vedere” con attenzione, un “osservare” l’altro con gli occhi del cuore, della mente, per coinvolgere e per farsi coinvolgere, in comunione, in con-passione.
Dobbiamo seguire il buon senso ed essere uomini di speranza; dobbiamo affinare la nostra conoscenza e la nostra ricerca sulle malattie, cercando di non far prevalere i pur utili super laboratori e le pur necessarie diagnostiche ipertecnologiche o sperimentali, che spesso creano barriere invalicabili o distanziamenti. Occorre vicinanza, occorre il tocco, l’ascolto, l’abbraccio, l’accoglienza. Dobbiamo essere con loro persone nella precarietà, nella malattia e nella sofferenza.  Essere spes contra spem, speranza contro ogni speranza, essere speranza per dare speranza.
Da fedeli all’insegnamento di Cristo, occorre essere Samaritani che coltivano la speranza, la speranza che non illuda, ma che sia fiduciosa. L’incontro con il medico è incontro tra una fiducia e una coscienza e la coscienza sostenuta dalla fede, mai disgiunta dalla massima competenza possibile, può far accedere a risposte abili e a relazioni buone, umane, sananti e responsabili: i sanitari prima di toccare la carne sofferente mettano il cuore tra le mani.
Ai giovani medici, ai ricercatori e a tutti i medici del mondo, posso dire che queste emozioni, che hanno caratterizzato e distinto la professione e la vita di Giancarlo Rastelli, se condivise come luminoso esempio, possono in assoluto cambiare la nostra vita.
Mi auguro che lo smarrimento culturale ed etico che talora serpeggia in Medicina e che è frutto di solitudini, demotivazioni e scarse gratificazioni, trovi una soluzione nella riscoperta dell’umanità dell’uomo, sempre e comunque in difesa della vita e a favore della vita.
Nella precarietà e nella sofferenza la Medicina diventi fiamma di carità, di spiritualità, di competenza e speranza.
Preghiamo il Servo di Dio Rastelli affinché con la forza del suo esempio ci aiuti a superare le grandi contraddizioni e le ambiguità dell’attuale cultura dominante acché non prevalgano malnate ideologie, scientismo, frettolosità ed omissioni, ma vengano vivificate la carità e la speranza.

Parma, 7 Ottobre 2023

Prof. Filippo M. Boscia
Presidente Nazionale AMCI

 

Editto per Processo Beatificazione
Invito
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